Questo libro continua ancor oggi a far discutere e a creare imbarazzi nel mondo scientifico, tanto ardito da essere definito folle e inquietante dall’amico Albert Einstein che afferma "E' un libro d'importanza incommensurabile e tutti gli scienziati lo dovrebbero conoscere". Il saggio di Velikovsky fu oggetto di feroci critiche, poichè propone in effetti, come vedremo, una serie di scottanti questioni, tra cui la veridicità storica dei testi biblici (sul filone del famoso bestseller "La Bibbia aveva ragione" di W. Keller) e di innumerevoli altre tradizioni mitologiche e sacrali, utilizzate dal ricercatore come fonti attendibili per desumerne informazioni sul passato del nostro pianeta attraverso un’analisi comparata. La tesi di fondo è difatti che in epoche remote, e non solo, la Terra sia stata scenario di eventi catastrofici così travolgenti da essere stati praticamente rimossi dalla memoria collettiva dell’umanità e confinati in quell’area fantastico-virtuale che si identifica con il mito.Tali cataclismi di vastità planetaria sarebbero stati provocati in buona parte da violentissime collisioni e incontri più o meno ravvicinati con corpi celesti, in seguito ai quali l’assetto orografico e biologico del nostro pianeta sarebbe sensibilmente mutato. L’argomentazione di Velikovsky si concentra in particolare su una gigantesca cometa di dimensioni planetarie che, generata per espulsione dalla massa gassosa di Giove (in particolare, dalla gigantesca "macchia rossa" del grande pianeta), avrebbe quindi vagato irrequieta, in ere lontane, nel Sistema Solare, avvicinandosi due volte, verso il 1500 a.C., alla Terra, con conseguenze che analizzeremo in dettaglio. Non solo: la medesima cometa circa 700-800 anni più tardi si sarebbe scontrata con Marte provocando in area terrestre ulteriori sconquassi, per poi assestarsi definitivamente nei cieli con un’orbita regolare e diventare infine quel pianeta conosciuto in seguito con il nome di "Venere". Questa in sintesi la "sceneggiatura" descritta da Velikovsky, per supportare la quale l’autore fece appello alle più svariate testimonianze del passato, attingendo, oltre che alla Bibbia, ai testi ebraici del "Talmud", alla letteratura greca, ai papiri egizi, alle tavolette astronomiche babilonesi, ai calendari aztechi e maya e a tradizioni popolari, remote iscrizioni e patrimoni mitologici di numerosissime popolazioni del mondo. Stesso taglio interdisciplinare si rileva nelle scienze cui fa riferimento la sua indagine, che spaziano dall’archeologia alla geologia, dalla paleontologia alla psicologia, dall’astronomia all’antropologia, alla fisica, alla storia...
VELIKOVSKY: CHI ERA COSTUI?
Nato il 10 giugno 1895 a Vitebsk, in Russia, e morto il 17 novembre 1979, Velikovsky studiò presso diverse università europee: da Edimburgo (scienze naturali), a Mosca (storia, legge e medicina, in cui si laureò), da Berlino (biologia), a Zurigo (fisiologia del cervello) e Vienna (psicologia). Fu seguace di Freud, di cui accettò la teoria dell’inconscio. Dopo aver insegnato in Palestina si trasferì nel 1939 negli Stati Uniti, dove un decennio dopo, come si è detto, scrisse "Worlds in collision" (trad. it. "Mondi in collisione", Garzanti, 1955), il cui mancato consenso da parte dell’Establishment scientifico dominante mise addirittura in crisi l’attività editoriale della Macmillan, suo editore. In seguito Velikovsky pubblicò altri libri sul tema, di cui i più celebri sono "Ages in chaos" ("Ere nel caos", 1952) e "Earth in upheaval" ("La Terra in scompiglio", 1955). Ma non sono da meno i successivi e brillanti "Oedipus and Akhnaton", "Peoples of the sea", "Ramses II and his time", "Mankind in amnesia" e "Stargazers and gravediggers". Fino alla morte propugnò con convinzione le sue teorie, la cui ereticità consisteva soprattutto nell’opporsi alla concezione allora più in voga, divenuta ormai quasi dogma: l’"attualismo", formulato a cavallo tra Settecento e Ottocento da scienziati quali Hutton, Lamarck, Lyell e accettato da Darwin (allievo e amico di Lyell), che ne fece il fondamento teoretico per l’"evoluzionismo". In sintesi quest’approccio sostiene che i mutamenti sulla Terra sono il risultato di graduali quanto ininterrotte trasformazioni, di contro all’idea catastrofista che, sostenuta da Cuvier e altri, ipotizzava invece la ricorrenza di cataclismi, sia precedenti sia successivi alla comparsa della specie umana: un paradigma, questo, di cui Velikovsky è stato uno degli interpreti più originali, intriganti e attuali. Ma ripercorriamo l’esposizione velikovskyana partendo dall’epoca in cui l’autore colloca le prime grandi perturbazioni suscitate sulla Terra dalla cometa gioviana, e cioè 3500 anni fa.
TUTTA COLPA DELLA COMETA
Terremoti di immani proporzioni, maremoti spaventosi, piogge di bitume, caduta di pietre incandescenti, pulviscolo abbuiante l’atmosfera e modificazione repentina sia del clima sia della durata dell’anno a causa dell’inversione altrettanto repentina dei punti cardinali. Questi gli effetti descritti in certi avvenimenti cosmici narrati da mitologie di tutto il globo, e alcuni di essi collegabili a quanto dice l’Esodo biblico a proposito delle piaghe d’Egitto e della fuga degli Ebrei attraverso le pareti d’acqua sollevatesi nel Mar Rosso. Si pensi, per esempio, alla prima piaga, che descrive come "tutte le acque che erano nel Nilo si mutarono in sangue" (Esodo 7, 20-21): fenomeno plausibile nell’ipotesi del passaggio di una cometa, da cui in tal caso cadrebbero sulla Terra particelle di pigmento rugginoso e quindi rossastro. O ad altre piaghe successive: "un pulviscolo diffuso su tutto l’Egitto [...] produsse ulcere pustolose, con eruzioni su uomini e bestie" (9, 9-10); "ci furono grandine e folgori [...] una grandinata così violenta non v’era mai stata " (9, 24); "vennero dense tenebre per tre giorni" (10, 22)... Circostanze che, secondo Velikovsky, rafforzano l’ipotesi della cometa rilevandone alcune gravissime conseguenze, quali l’oscuramento e la caduta di meteoriti, che effettivamente si verificherebbero se un simile corpo celeste transitasse nelle vicinanze e che sono descritte in maniera analoga nell’antico papiro egizio di Ipuver. Del sollevamento delle acque del Mar Rosso, imputato alla formazione di venti di velocità e potenza inaudite, si può peraltro trovare memoria nel folklore dei nativi nordamericani, dei giapponesi, dei peruviani e di numerose altre popolazioni, laddove si ricorda un maremoto così spaventoso da dividere il mare in due colonne: per esempio nel Popol-Vuh, sacro libro dei Maya, si legge che "il mare venne sollevato" proprio nel corso d’un cataclisma che rese oscura la terra, mentre infiammò di fulmini e rombi il cielo. E del cielo infiammato da lampi violentissimi troviamo traccia in quasi tutte le tradizioni mitologiche, quasi si trattasse di un ricordo generalizzato che ha coinvolto ogni popolazione del pianeta. La cometa, dunque, sarebbe passata vicino alla Terra ai tempi dell’esodo israelita dalla terra d’Egitto, mentre di un ulteriore transito, che sarebbe avvenuto 52 anni dopo, si avrebbe eco in un episodio occorso al condottiero ebreo Giosuè presso la città di Gàbaon, che era in mano ai re degli Amorrei.Ecco, infatti, cosa si legge in Giosuè 10, 11-13:"il Signore lanciò dal cielo su di essi come grosse pietre. - interpretati ancora come meteoriti - Coloro che morirono per le pietre della grandine furono più di quanti ne uccidessero gli Israeliti con la spada. Allora Giosuè disse al Signore [...]: ‘sole, fermati a Gabaon e tu, luna, sulla valle di Aialon’. Si fermò il sole e la luna rimase immobile finché il popolo non si vendicò dei nemici". Velikovsky interpreta l’eclatante come una ripercussione della vicinanza della cometa, che avrebbe appunto rallentato la rotazione della Terra. E per confermare che si trattò di un fatto realmente accaduto, e poi mitologizzato, rintracciò nelle storie mitiche dell’altro emisfero un accadimento analogo ma opposto: invece di un lunghissimo giorno una notte lunghissima. Della quale ci parla, in effetti, la storia dell’impero di Colhuacan e del Messico (scritta in lingua nahua-indiana e nota come "Annali di Cuauhtitlan") e a cui si riferiscono anche taluni racconti leggendari della Finlandia, dell’Iran, del Perù e dei nativi nordamericani, mentre i testi cinesi di epoca Yao narrano di una sequela di sconvolgimenti (vasti incendi, onde altissime) nel corso dei quali il sole non tramontò per vari giorni. La Terra, insomma, interruppe per un breve periodo le sue rotazioni. E se, dopo l’impatto, riprese un moto regolare, questo cortocircuito aveva comunque prodotto un effetto ancor più straordinario: l’inversione dei poli magnetici del pianeta, ribaltando i punti di collocazione dei Poli Nord e Sud. Un capovolgimento avvenuto in modo istantaneo, quindi traumatico per l’habitat terrestre, e collocato dal Velikovsky nel 687 a.C., quando Marte, spostato da una successiva collisione con la cometa, sarebbe transitato presso la Terra ai tempi della distruzione dell’esercito assiro di Sennacherib, nemico di Israele (ben 185.000 soldati morti misteriosamente, forse per asfissia), di cui narrano i libri biblici dei Re e delle Cronache. A sostegno di questa tesi Velikovsky presenta analisi di carattere geologico: pare infatti che l’epoca glaciale abbia avuto una conclusione subitanea, trasformando d’improvviso regioni polari (come l’America nord-orientale) in zone temperate e al contrario regioni temperate (come sarebbe stata la Siberia nord-orientale) in coltri gelate. Se ne ha evidenza paleozoologica nei corpi congelati dei mammuth, estintisi in massa durante l’ultimo periodo glaciale e nelle cui viscere sono state trovate erbe non ancora digerite e che oggi crescono a 1500 km a sud: indizio che il Polo Nord si trovava un tempo spostato verso l’America di una ventina di gradi rispetto al punto che occupa oggi. Il congelamento deve essere stato del resto davvero repentino per aver conservato i corpi dei grandi quadrupedi intatti e non in stato di putrefazione! L’inversione, inoltre, avrebbe inciso sull’orbita terrestre (causando cambiamenti radicali che sarebbero testimoniati dalle variazioni riscontrabili da un certo momento in poi nei calendari di vari popoli antichi) e rivoltato la direzione del moto terrestre, che avrebbe così iniziato a ruotare da occidente verso oriente, mentre prima il Sole sorgeva a occidente e tramontava a oriente. La precedente configurazione sarebbe stata dipinta nella tomba dell’architetto della regina Hatshepsut, Senmut, il cui soffitto mostra le costellazioni disposte con orientamento astronomico opposto all’attuale e, evidentemente, visibile così a quell’epoca. Numerose poi le fonti storiche, a partire da Erodoto, che nelle Storie riferisce come secondo i sacerdoti egiziani il Sole in remote epoche avesse cambiato più volte la direzione del moto. A questa medesima inversione - che in epoca latina è riferita da Seneca e da Pomponio Mela e che ritroviamo anche nelle scritture di altre civiltà, fra cui nel trattato talmudico Sanhedrin - aveva già fatto riferimento Platone nel Politeia, sostenendo che il cambio d’orientamento sarebbe una manifestazione ciclica, da lui definita l’inversione "più grande e più completa" dei "mutamenti che avvengono nei cieli".
NASCE LA DEA DELL'AMORE
Dopo alcuni secoli di peregrinazioni la cometa si stabilizzò con una propria orbita nel Sistema Solare e divenne Venere. Dell’eccezionale avvenimento l’autore vede una comprova mitica nelle molte leggende sorte sulla sua nascita, che egli identifica con quella di Atena di cui parla l’Inno omerico a lei dedicato: quando Atena nacque, riferisce Velikovsky, "la volta del cielo ‘cominciò a vacillare orribilmente’, ‘la terra tutt’intorno gridò spaventata’, ‘il mare fu scosso da nere onde, mentre la schiuma irrompeva bruscamente’ e il Sole si fermò ‘per un lungo tempo’. Il testo greco parla di ‘onde purpuree’ e del mare ‘che si solleva come una muraglia’ e del Sole arrestatosi nella sua corsa. [...] Nell’Iliade è detto che Pallade Atena ‘si lanciò sulla terra come una stella incandescente’ sprizzando scintille; si lanciò quale ‘stella inviata da Giove’ [...] Plutarco identifica la Minerva dei Romani o l’Atena dei Greci con l’Iside degli Egiziani e Plinio il pianeta Venere con Iside" (Mondi in collisione, ed. citata, p. 145-146). Velikovsky segnala, a conferma della sua ipotesi, l’assenza di Venere in una tavola astronomica indù del 3100 a.C. - mentre apparirà in quelle successive bramaniche - e nel sistema dei quattro pianeti dell’astronomia babilonese, che non a caso chiamò poi Venere "il grande astro che si aggiunge agli altri grandi astri".
AMNESIA COLLETTIVA
Per sorreggere le proprie posizioni catastrofiste Velikovsky si appellò all’idea di ciclicità, ricordando che presso moltissime culture antiche - in Grecia, India, Tibet, Messico, Cina, Iran, Islanda - si suppose che il mondo procedesse per Grandi Età (o Grandi Anni), divise da cesure caratterizzate da convulsioni naturali di entità planetaria, a esplicitare il concetto di un rigenerarsi che passa attraverso la putrefazione delle condizioni precedenti. Disastri e perturbazioni in seguito rimossi, rielaborati e infine ricordati dall’umanità come metafore e allegorie, in base a quel fenomeno psicanalitico noto come "amnesia collettiva".Interessante infine evidenziare che l’assunto base dello studioso russo, e cioè che quanto accade nei cieli è simile a quanto accade in un atomo e che perciò le leggi che regolano il corso degli astri intorno al Sole sono le medesime del movimento degli elettroni intorno al nucleo, ricorda dappresso la visione del mondo enunciata nell’antico testo ermetico "Tabula Smaragdina": "Ciò che sta in Alto è come quel che sta in Basso e ciò che sta in Basso è come quel che sta in Alto, per fare il miracolo di Una Cosa Sola". Un’idea olistica ormai ampiamente diffusa nei rivoluzionari modelli cosmogonici proposti dall’odierna fisica post-newtoniana.
IL LIBRO: "WORLDS IN COLLISION"
"Worlds in Collision""Worlds in Collision" fu pubblicato, come abbiamo detto, negli USA da McMillan nel 1950 e dal 1951 in poi da Doubleday, che acquistò i diritti di pubblicazione da McMillan, dopo che Shapley aveva fatto sapere a McMillan che il suo ruolo di importante editore di lavori accademici in campo astronomico era compromesso dalla presenza nel suo catalogo del libro di Velikovsky. Si può leggere la storia di questo episodio di ricatto e di censura e di altri eventi riguardanti il difficile rapporto di Velikovsky col mondo accademico americano nel libro "Stargazers and Gravediggers", pubblicato nel 1983 dopo la morte di Velikovsky con copyright di Elisheva Velikovsky."Worlds in Collision" ebbe un immediato successo presso il pubblico, pur essendo stato precedentemente rifiutato da diversi editori (un caso analogo si verificò all'incirca in quell'epoca col libro "Kon Tiki" di Thor Heyerdahl, che finì tradotto in più di 70 lingue) e fu definito dal New York Times "un terremoto letterario". Nella prefazione all'edizione economica Velikovsky scrisse:«Questo libro, pubblicato per la prima volta nel 1950, è stato lasciato inalterato in tutte le susseguenti edizioni... nel 1950 si riteneva in generale che i fondamentali della scienza fossero ormai tutti noti e che per completare il quadro non rimanessero da collocare che alcuni particolari minori. Nello stesso anno il cosmologo Fred Hoyle, di impostazione non certo conservatrice, scrisse in conclusione al suo libro "The Nature of the Universe": "È probabile che ci stiano aspettando stupefacenti nuovi sviluppi? È possibile che fra 500 anni la cosmologia si estenderà al di là delle nostre attuali conoscenze quanto la nostra cosmologia si estende al di là delle conoscenze all'epoca di Newton...? Dubito che sarà così. Sono pronto a credere che nella cosmologia ci saranno molti progressi che ci permetteranno di comprendere meglio i particolari di quelle questioni che ancora ci sfuggono... ma in generale ritengo che il nostro quadro attuale si rivelerà abbastanza somigliante alle cosmologie del futuro"...»Che l'opinione di Hoyle fosse all'epoca dominante è stato di recente confermato da una dichiarazione resa nel corso di una conferenza sulla progettata missione GAIA ESA (2012) dal famoso fisico italiano Salvino (citazione non testuale): "Quarant'anni fa eravamo convinti di conoscere tutti gli elementi essenziali, ora siamo immersi in un mare d'incertezze..."Riguardo a Hoyle, occorre osservare che in seguito il cosmologo divenne sostenitore di nuove e radicali teorie, in particolare si oppose alla tesi del big bang, anche se questa definizione fu proprio inventata da lui. Hoyle ha citato Velikovsky nella sua autobiografia (si erano conosciuti nel corso di un seminario indetto da Hoyle) senza impiegare quei toni di pesante critica che aveva usato nei confronti di Velikovsky la maggior parte degli esponenti del mondo accademico.Il libro "Worlds in Collision" si basa sull'ipotesi che gli eventi di natura chiaramente catastrofica descritta nella letteratura antica, e in particolar modo nella Bibbia, sono in realtà fenomeni oggettivi, che non possono essere spiegati in un contesto puramente terrestre e quindi devono trovare la loro ragione in interazioni tra la Terra e i corpi extraterrestri. Il libro si occupa in particolare di due catastrofi: la prima associata all'Esodo, la seconda all'assedio di Gerusalemme da parte di Sennachetib (che è datato dopo che Sargon ebbe sconfitto e deportato le Dieci Tribù di Israele, in un luogo che è stato oggetto di molte discussioni e che l'autore ha identificato con l'Afghanistan...). Velikovsky sosteneva che gli agenti della catastrofe non erano normali comete o asteroidi, ma due pianeti, per la precisione Venere nel primo caso e Marte nel secondo. Secondo l'autore questi pianeti avevano a quell'epoca orbite differenti da quella attuale, più ellittiche, conseguenza di precedenti interazioni con altri mondi del sistema solare (la storia dei precedenti eventi nel sistema solare è in parte illustrata nel libro "At the Beginning", un'altra delle sue opere inedite disponibile nel citato sito Internet). Dopo l'ultima catastrofe le orbite di questi due pianeti divennero quasi circolati, ponendo cosi fine all'era catastrofica per il nostro pianeta, quando i pianeti erano una minaccia reale e l'astrologia una vera scienza basata sullo studio delle interazioni planetarie in un sistema solare organizzato in modo diverso. Il libro si basa soprattutto sull'analisi di un enorme numero di riferimenti classici e mitologici (circa un migliaio di citazioni di testi in molte lingue o di difficile accesso). L'analisi non è mai quantitativa - e un'analisi quantitativa dello scenario proposto da Velikovsky sarebbe, anche utilizzando i moderni computer, al di là delle possibilità di modellizzazione e di calcolo - e Velikovsky ha ben chiara qual è la posizione della scienza moderna e rivolge numerose critiche ben precise agli scenari tradizionali, in particolari là dove vengono considerati solo gli effetti gravitazionali nei rapporti astronomici, trascurando gli effetti elettromagnetici, sia su larga scala sia nello studio di voli ravvicinati di grandi corpi. "Worlds in Collision" è scritto in modo chiaro anche se sintetico. In questa sede non ci è possibile offrire una sintesi dettagliata del ricco contenuto di tale libro, per cui commenteremo solo alcune delle tesi principali.* Velikovsky sottolinea il valore informativo degli antichi testi, che secondo lui si basano su vere esperienze vissute in un contesto astronomico diverso da quello nostro attuale. L'idea che gli eventi descritti negli antichi testi riguardassero esperienze reali era un tempo accettata senza difficoltà nel mondo occidentale e questa accettazione è perdurata fino all'illuminismo: tra queste esperienze rientravano le catastrofi tramandate a memoria d'uomo, compreso il Diluvio universale descritto dalla Bibbia e in altre tradizioni (Manu, Deucalione...). Queste idee erano accettate da Newton e Cuvier. In seguito le critiche alla Bibbia espresse dall'Illuminismo aprirono la strada al cosiddetto approccio "uniformitariano" che divenne dominante nel XIX° secolo grazie in particolare all'opera di Lyell in geologia e di Darwin in biologia: la chiave del passato è il presente, e come oggi non ci sono catastrofi celesti, cosi non ce ne sono state all'epoca di Mosè. Come oggi non cadono pietre dal cielo, cosi non possono essere cadute pietre dal cielo in passato (questo estremismo ideologico dominò in campo astronomico fin dopo la seconda metà del XIX° secolo, quando una fitta pioggia di meteoriti in Francia convinse gli astronomi ad accettare le antiche testimonianze di pietre cadute dal cielo). Ora, cinquant'anni dopo la pubblicazione di "Worlds in Collision" possiamo dire con sicurezza che gli studiosi di scienze naturali prestano maggiore attenzione alle antiche testimonianze di catastrofi naturali. Tale attenzione è in parte imputabile anche a mezzi tecnologici che non esistevano ancora ai tempi di Velikovsky, che permettono di verificare gli effetti di alcuni eventi insoliti nella storia geologica e biologica: sofisticata analisi dei pollini e altro materiale organico nei sedimenti lacustri e oceanici, analisi di materiali organici e inorganici nelle lunghe carote di ghiaccio estratte in Groenlandia o nell'Antartide, esami dendrologici che in alcuni casi arrivano oggi fino a 10.000 anni fa. Da queste analisi è emersa la prova delle forti variazioni climatiche verificatesi negli ultimi 12.000 anni, alcune delle quali sopravvenute così rapidamente da non essere probabilmente spiegabili secondo i normali processi terrestri. Infine l'osservazione diretta dei processi di disintegrazione constatati nel caso della cometa Shoemaker-Levy e già ipotizzati da Velikovsky e da altri neocatastrofisti (specialmente Clube e Napier) e l'osservazione di quell'impatto planetario, un evento che gli scienziati ritenevano che ben difficilmente sarebbero riusciti ad osservare durante la loro vita, hanno fatto capire alla comunità astronomica che i dintorni del nostro sistema solare sono ben più gravidi di pericoli di quanto si ritenesse solo cinquant'anni fa.* Velikovsky ha sostenuto l'idea dell'instabilità del sistema solare e della costituzione dell'attuale configurazione orbitale, almeno per quanta riguarda Marte e Venere, in tempi molto recenti, anzi in tempi storici (l'ultima catastrofe associata all'assedio di Gerusalemme da parte di Sennacherib, risalente a circa il 700 a.C.). Questa ipotesi è stata avanzata quando il sistema solare era considerato una configurazione estremamente stabile sulla base dell'analisi analitica approssimativa della stabilità dei sistemi dinamici dei corpi e delle proprietà del modello standard (condensazione da una nube di gas) per la formazione del sistema solare. Ora dopo cinquant'anni questo scenario si è drasticamente modificato, anche se le tesi di Velikovsky riguardo Venere e Marte continuano a non essere accettate se non da una sparuta minoranza di studiosi, come per esempio da Dixon. L'analisi, effettuata mediante moderni strumenti analitici molto sofisticati ha in effetti evidenziato che un sistema dinamico complesso non lineare, tra cui i sistemi planetari, ha in generale un comportamento definito caotico, di cui non è possibile prevedere a lungo termine il comportamento e la cui struttura dinamica è estremamente ricca, vedi il documento di Damgov in questo settore. Ora si calcola che, anche non tenendo conto delle possibilissime interazioni con altri corpi e strutture della galassia, il sistema solare non può essere reintegrato nel tempo oltre alcuni milioni di anni, un fattore mille volte inferiore a quello stimato cinquant'anni fa. Inoltre sono stati scoperti alcuni componenti del sistema solare, sia a grandi distanze che a distanze planetarie, che o erano all'epoca ignoti o la loro importanza non era stata correttamente valutata, per esempio i cosiddetti oggetti Apollo/Amore e la cintura di Kuiper (dove ora si sa che esistono oggetti con diametro superiore a 1000 chilometri). L'osservazione, anche se incompleta, di oltre sessanta sistema planetari extrasolari ha evidenziato caratteristiche dinamiche e strutturali completamente inattese e anzi, in parecchi casi, considerate in precedenza alla stregua di impossibilità dinamiche (per es. la presenza di pianeti gioviani o supergioviani molto vicini alla stella madre, quando il modello corrente contemplava in quella regione solo pianeti di tipo terrestre; o la presenza di pianeti di tipo gioviano in orbite fortemente ellittiche, vedi il documento di Del Popolo su questi lavori). L'astronomo Van Flandern ha risuscitato con un centinaio di argomenti l'ipotesi di Olbers riguardo l'esplosione di uno o più pianeti nella zona della cintura degli asteroidi che avrebbe dato origine non solo agli asteroidi ma anche alla maggioranza delle comete e probabilmente addirittura di Marte, da lui considerato un satellite superstite del pianeta esploso. Van Flanders fa risalire l'ultima esplosione a 3,2 milioni di anni fa. Woelfli e Baltensperger, a loro volta, osservando in modo indipendente da Van Flandern che la sequenza delle ere glaciali sul nostro pianeta inizia anch'essa 3,2 milioni di anni fa, hanno proposto una nuova teoria (vedi il loro documento su questi lavori) riguardo l'origine di dette ere glaciali, che considera gli effetti sull'asse di rotazione terrestre, definiti "migrazione reale dei poli" (in cui i poli nord e sud si spostano sopra la superficie terrestre), a causa del passaggio ravvicinato di un pianeta le cui dimensioni sono state considerate per default pari a quelle di... Marte! Questi autori hanno risolto numericamente le equazioni definendo la dinamica del passaggio del pianeta (considerando solo le forze gravitazionali, ma facendo ampio ricorso alle forze mareali). I loro calcoli hanno dimostrato che un passaggio sufficientemente ravvicinato può portare a uno spostamento dei poli di addirittura 18 gradi, una conclusione decisamente di tipo velikovskiano. Inoltre hanno scoperto che un corpo che interagisca con la Terra al suo perielio subirebbe un tale riscaldamento a opera del sole che si allontanerebbe dal sole stesso sotto forma di gigantesca cometa, circondato da un gas al calore azzurro, con diametro superiore a un milione di chilometri... di nuovo un tipico scenario alla Velikovsky. Rimane tuttavia aperto il problema di dimostrare che il proposto arrotondamento delle orbite di Venere e Marte possa essere raggiunto nel giro di qualche secolo, vale a dire con qualche centinaio di rivoluzioni, anche se non siamo a conoscenza di una prova rigorosa che ciò non sia possibile, vedi in proposito il ancora gli studi del matematico Dixon. In conclusione, cinquant'anni dopo la pubblicazione di "Worlds in Collision" ci troviamo di fronte a scenari molto aperti riguardo la configurazione strutturale e dinamica dei sistemi planetari. Questo conferma l'importanza dell'idea di Velikovsky di utilizzare le testimonianze dei popoli antichi per comprendere l'evoluzione del nostro sistema solare.* Velikovsky ha inoltre sottolineato l'importanza delle interazioni elettromagnetiche in astronomia, con particolare riguardo ai passaggi ravvicinati di grandi corpi celesti. La forza gravitazionale rimane tuttora l'unica forza considerata dalla maggior parte dei cosmologi in relazione all'evoluzione dell'Universo e le sue strutture minori come i sistemi planetari, nonostante le autorevoli ipotesi alternative del premio Nobel Alfvèn (citato da Velikovsky in diversi documenti) sul ruolo delle strutture al plasma su larga scala nell'Universo. Sono però sorti diversi problemi dovuti all'impiego della classica legge newtoniana della dipendenza dei quadrati inversi in relazione alla distanza quando viene utilizzata su strutture (come gli ammassi globulati, le galassie, gli ammassi galattici...) di dimensioni ben maggiori del sistema solare che è il luogo in cui Keplero ha elaborato le sue leggi. Da cui ecco l'esigenza di introdurre la materia oscura o strutture e particelle ancora più esotiche o di ipotizzare una diversa relazione funzionale con la distanza o di introdurre nuove forze. Velikovsky ebbe lunghe discussioni con Einstein sul ruolo dell'elettromagnetismo nell'Universo, vedi in proposito il suo libro, presente su Internet, sui suoi incontri con Einstein. Gli sviluppi delle idee di Velikovsky sul ruolo dell'elettromagnetismo sono dovute a vati studiosi che a lui si sono ispirati: tra loro ricordo Juergens, Thornhill, Ginenthal, De Grazia, Milton, Zysman, Bass.* Velikovsky aveva predetto le emissioni di onde radio da Giove, un'elevata temperatura della superficie di Venere (quando si riteneva che fosse solo leggermente superiore a quelle terrestri) e che la Terra era circondata da un campo magnetico. Queste previsioni sono state confermate nel giro di qualche anno e le predizioni di Velikovsky sono state riconosciute in una lettera inviata alla rivista "Science" (21 dicembre 1962) dal fisico Bergmann di Princeton e dall'astronomo Moritz della Columbia University. Velikovsky inoltre aveva spesso insistito con Einstein perché nel corso di una delle prime missioni spaziali si cercasse di individuare le emissioni radio di Giove da lui predette. Einstein però non riuscì a ottenere che venisse effettuato questo esperimento e più tardi inviò una lettera a Velikovsky, scusandosi con lui per non avere perorato la sua proposta con sufficiente impegno.Le particolareggiate immagini delle superfici di Marte e Venere ottenute in questi ultimi anni hanno evidenziato caratteristiche geologiche decisamente sorprendenti. La superficie di Venere sembra essere stata fusa di recente o ricoperta da emissioni di magma e mancano in pratica strutture erosive. La superficie di Marte mostra tracce evidenti di eventi catastrofici molto recenti che hanno lasciato un'impronta, tra cui l'inattesa conferma della presenza di acqua sotterranea. Anche in questo caso si nota la mancanza di fenomeni erosivi che nel corso dei miliardi di anni avrebbero spianato la superficie del pianeta. Un'analisi dettagliata della morfologia di Marte alla luce delle ipotesi di Velikovsky è stata presentata in un documento di Ginenthal alla conferenza di New York del 1995 indetta per il centenario di Velikovsky.
PREFAZIONE:
Questo libro tratta delle guerre verificatesi in tempi storici nella sfera celeste. A queste guerre partecipò anche il pianeta Terra. Sono qui descritti due atti in un grande dramma. Il primo risale a trentaquattro o trentacinque secoli fa, alla metà del secondo millennio precedente l'era presente, l'altro all'ottavo ed al principio del settimo secolo prima dell'era attuale, ventisei secoli fa. Di conseguenza questo volume consta di due parti, precedute da un prologo.Il punto di partenza delle attuali concezioni del mondo, come è stato espresso attraverso la meccanica celeste di Newton e la teoria dell'evoluzione di Darwin, è costituito dall'armonia o stabilità nelle sfere celeste e terrestre. Se l'autorità di Newton e di Darwin è sacrosanta, allora questo libro rappresenta una eresia. Tuttavia la fisica moderna, la fisica degli atomi e della teoria dei quanti, descrive un impressionante dinamismo in seno al microcosmo - l'atomo - prototipo del sistema solare; una teoria quindi che preveda avvenimenti non dissimili entro il macrocosmo - il sistema solare - non fa che applicare i moderni concetti della fisica alla sfera celeste.Questo libro è scritto per i colti e per i profani. Il lettore non si troverà davanti né formule né geroglifici. Se in qualche occasione i dati storici non dovessero quadrare con le leggi formulate, occorre ricordare che una legge non è che una deduzione dall'esperienza e dall'esperimento, e pertanto le formule debbono accordarsi con i fatti storici, e non i fatti con le leggi.Al lettore non si chiede di accettare senza discussione una teoria. Lo si invita piuttosto a considerare con ponderatezza se il libro ch'egli sta leggendo sia libro di fantasia o no, se si tratti di invenzione o di fatti storici. Su un solo punto, non necessariamente decisivo per la teoria di catastrofismo cosmico, io chiedo mi si faccia credito: nell'uso di una scala sincronica delle storie egiziane ed ebree che non è ortodossa.Nella primavera del 1940 maturai la convinzione che nei giorni dell'Esodo, com'era evidente da vari passi nelle Scritture, dovette verificarsi una grande catastrofe d'ordine fisico, e che tale evento poteva servire a determinare la data dell'Esodo nella storia egiziana o a stabilire una scala sincronica fra le storie dei popoli interessati. Così cominciai "Ages in Chaos", una ricostruzione della storia del mondo antico dalla metà del secondo millennio avanti l'era attuale fino all'avvento di Alessandro Magno. Già al termine dello stesso anno, 1940, mi convinsi di aver raggiunto una completa visione della vera natura ed estensione di questa catastrofe, e per nove anni lavorai ad entrambi i temi: la storia politica e la storia naturale. Benché "Ages in Chaos" sia stato terminato per primo, nell'ordine di pubblicazione esso seguirà questo libro."Worlds in Collision" comprende soltanto gli ultimi due atti del dramma cosmico. Poche scene precedenti - una delle quali nota come il Diluvio - formeranno il soggetto di un altro volume di storia naturale. Il contenuto storico-cosmologico di questo libro è basato sulla testimonianza di testi storici di numerosi popoli del mondo, sulla letteratura classica, sull'epica delle razze nordiche, sui libri sacri dei popoli di Oriente e di Occidente, sulle tradizioni ed il folclore dei popoli primitivi, su vecchie iscrizioni e carte astronomiche, sui ritrovamenti archeologici, ed anche su materiale geologico e paleontologico.Se nel passato storico si sono verificati perturbamenti cosmici, perché la razza umana non li ricorda, e perché si sono rese necessarie delle indagini per ritrovarne la traccia? Discuto questo problema nel paragrafo "L'amnesia collettiva". Il lavoro che ho dovuto compiere non è stato dissimile da quello del psicoanalista il quale, dalle disarticolate memorie e dai sogni di un individuo, ricostruisce un'esperienza traumatica verificatasi al principio della sua esistenza e poi dimenticata. In un esperimento analitico sull'umanità, le iscrizioni storiche ed i motivi leggendari hanno sovente la stessa funzione delle reminiscenze (ricordi d'infanzia) e dei sogni nell'analisi d'una personalità.Possiamo, sulla base di un materiale così polimorfo, stabilire fatti concreti? Metteremo a raffronto un popolo con un altro, un'iscrizione con un'altra, l'epica con i documenti, la geologia con le leggende, finché non saremo in grado di dedurne i fatti storici. In pochi casi è impossibile dire con certezza se un documento o una tradizione si riferisca ad una o ad un'altra catastrofe verificatasi attraverso i tempi; è anche probabile che in alcune tradizioni vari elementi di età diverse siano stati fusi insieme. Nell'analisi conclusiva, però, non è strettamente essenziale individuare definitivamente la testimonianza di una particolare catastrofe terrestre. Più importante, mi sembra, è stabilire che:1) in tempi storici vi sono stati sommovimenti fisici di portata mondiale;2) queste catastrofi vennero provocate da agenti extra terrestri;3) questi agenti possono essere identificati. Diverse conseguenze derivano da queste conclusioni. Ad esse accenno nell'epilogo, per cui mi esimo dal farlo qui.Alcune persone hanno preso visione di questo libro in manoscritto, e mi hanno fornito osservazioni e suggerimenti preziosi. Nell'ordine cronologico della loro lettura, sono stati:Il dotto Horace M. Kallen, già decano della Graduate Faculty della New School for Social Research, New York; John J. O'Neill, redattore scientifico del "New York Herald Tribune"; James Putnam, condirettore della Macmillan Company; Clifton Fadiman, critico ed agente letterario; Gordon A. Atwater, direttore e curatore dello Hayden Planetarium dell'American Museum of Natural History, New York. Gli ultimi due lessero il libro in seguito a loro propria richiesta, dopo che il signor O'Neill ne fece oggetto di discussione in un articolo sull'"Herald Tribune" dell'11 agosto 1946. Sono debitore a tutti costoro, ma unico responsabile del contenuto e della forma.Miss Marion Kuhn ha rivisto il manoscritto dal lato linguistico e mi ha aiutato nella lettura delle bozze.Più di un autore ha dedicato un suo libro alla propria moglie, o l'ha ricordata nella prefazione. Ho sempre pensato che ciò costituisse una certa ostentazione, ma ora che questo libro sta per essere pubblicato penso che sarei molto ingrato se non ricordassi che mia moglie Elisheva vi dedicò a tavolino almeno lo stesso tempo che vi dedicai io. A lei dedico il libro. Gli anni nei quali scrissi "Ages in Chaos" e "Worlds in Collision", furono anni di una catastrofe mondiale creata dall'uomo - di una guerra che venne combattuta per terra, per mare e nell'aria. Durante questo tempo l'uomo ha imparato a raccogliere alcuni fra i mattoni dei quali l'universo è costruito, gli atomi di uranio. Se un giorno egli riuscirà a risolvere il problema della fissione e della fusione degli atomi di cui la crosta terrestre o le acque o l'aria si compongono, potrà forse, iniziando una reazione a catena, sottrarre questo pianeta alla lotta per la sopravvivenza che si svolge fra i componenti la sfera celeste.
Questo libro tratta delle guerre verificatesi in tempi storici nella sfera celeste. A queste guerre partecipò anche il pianeta Terra. Sono qui descritti due atti in un grande dramma. Il primo risale a trentaquattro o trentacinque secoli fa, alla metà del secondo millennio precedente l'era presente, l'altro all'ottavo ed al principio del settimo secolo prima dell'era attuale, ventisei secoli fa. Di conseguenza questo volume consta di due parti, precedute da un prologo.Il punto di partenza delle attuali concezioni del mondo, come è stato espresso attraverso la meccanica celeste di Newton e la teoria dell'evoluzione di Darwin, è costituito dall'armonia o stabilità nelle sfere celeste e terrestre. Se l'autorità di Newton e di Darwin è sacrosanta, allora questo libro rappresenta una eresia. Tuttavia la fisica moderna, la fisica degli atomi e della teoria dei quanti, descrive un impressionante dinamismo in seno al microcosmo - l'atomo - prototipo del sistema solare; una teoria quindi che preveda avvenimenti non dissimili entro il macrocosmo - il sistema solare - non fa che applicare i moderni concetti della fisica alla sfera celeste.Questo libro è scritto per i colti e per i profani. Il lettore non si troverà davanti né formule né geroglifici. Se in qualche occasione i dati storici non dovessero quadrare con le leggi formulate, occorre ricordare che una legge non è che una deduzione dall'esperienza e dall'esperimento, e pertanto le formule debbono accordarsi con i fatti storici, e non i fatti con le leggi.Al lettore non si chiede di accettare senza discussione una teoria. Lo si invita piuttosto a considerare con ponderatezza se il libro ch'egli sta leggendo sia libro di fantasia o no, se si tratti di invenzione o di fatti storici. Su un solo punto, non necessariamente decisivo per la teoria di catastrofismo cosmico, io chiedo mi si faccia credito: nell'uso di una scala sincronica delle storie egiziane ed ebree che non è ortodossa.Nella primavera del 1940 maturai la convinzione che nei giorni dell'Esodo, com'era evidente da vari passi nelle Scritture, dovette verificarsi una grande catastrofe d'ordine fisico, e che tale evento poteva servire a determinare la data dell'Esodo nella storia egiziana o a stabilire una scala sincronica fra le storie dei popoli interessati. Così cominciai "Ages in Chaos", una ricostruzione della storia del mondo antico dalla metà del secondo millennio avanti l'era attuale fino all'avvento di Alessandro Magno. Già al termine dello stesso anno, 1940, mi convinsi di aver raggiunto una completa visione della vera natura ed estensione di questa catastrofe, e per nove anni lavorai ad entrambi i temi: la storia politica e la storia naturale. Benché "Ages in Chaos" sia stato terminato per primo, nell'ordine di pubblicazione esso seguirà questo libro."Worlds in Collision" comprende soltanto gli ultimi due atti del dramma cosmico. Poche scene precedenti - una delle quali nota come il Diluvio - formeranno il soggetto di un altro volume di storia naturale. Il contenuto storico-cosmologico di questo libro è basato sulla testimonianza di testi storici di numerosi popoli del mondo, sulla letteratura classica, sull'epica delle razze nordiche, sui libri sacri dei popoli di Oriente e di Occidente, sulle tradizioni ed il folclore dei popoli primitivi, su vecchie iscrizioni e carte astronomiche, sui ritrovamenti archeologici, ed anche su materiale geologico e paleontologico.Se nel passato storico si sono verificati perturbamenti cosmici, perché la razza umana non li ricorda, e perché si sono rese necessarie delle indagini per ritrovarne la traccia? Discuto questo problema nel paragrafo "L'amnesia collettiva". Il lavoro che ho dovuto compiere non è stato dissimile da quello del psicoanalista il quale, dalle disarticolate memorie e dai sogni di un individuo, ricostruisce un'esperienza traumatica verificatasi al principio della sua esistenza e poi dimenticata. In un esperimento analitico sull'umanità, le iscrizioni storiche ed i motivi leggendari hanno sovente la stessa funzione delle reminiscenze (ricordi d'infanzia) e dei sogni nell'analisi d'una personalità.Possiamo, sulla base di un materiale così polimorfo, stabilire fatti concreti? Metteremo a raffronto un popolo con un altro, un'iscrizione con un'altra, l'epica con i documenti, la geologia con le leggende, finché non saremo in grado di dedurne i fatti storici. In pochi casi è impossibile dire con certezza se un documento o una tradizione si riferisca ad una o ad un'altra catastrofe verificatasi attraverso i tempi; è anche probabile che in alcune tradizioni vari elementi di età diverse siano stati fusi insieme. Nell'analisi conclusiva, però, non è strettamente essenziale individuare definitivamente la testimonianza di una particolare catastrofe terrestre. Più importante, mi sembra, è stabilire che:1) in tempi storici vi sono stati sommovimenti fisici di portata mondiale;2) queste catastrofi vennero provocate da agenti extra terrestri;3) questi agenti possono essere identificati. Diverse conseguenze derivano da queste conclusioni. Ad esse accenno nell'epilogo, per cui mi esimo dal farlo qui.Alcune persone hanno preso visione di questo libro in manoscritto, e mi hanno fornito osservazioni e suggerimenti preziosi. Nell'ordine cronologico della loro lettura, sono stati:Il dotto Horace M. Kallen, già decano della Graduate Faculty della New School for Social Research, New York; John J. O'Neill, redattore scientifico del "New York Herald Tribune"; James Putnam, condirettore della Macmillan Company; Clifton Fadiman, critico ed agente letterario; Gordon A. Atwater, direttore e curatore dello Hayden Planetarium dell'American Museum of Natural History, New York. Gli ultimi due lessero il libro in seguito a loro propria richiesta, dopo che il signor O'Neill ne fece oggetto di discussione in un articolo sull'"Herald Tribune" dell'11 agosto 1946. Sono debitore a tutti costoro, ma unico responsabile del contenuto e della forma.Miss Marion Kuhn ha rivisto il manoscritto dal lato linguistico e mi ha aiutato nella lettura delle bozze.Più di un autore ha dedicato un suo libro alla propria moglie, o l'ha ricordata nella prefazione. Ho sempre pensato che ciò costituisse una certa ostentazione, ma ora che questo libro sta per essere pubblicato penso che sarei molto ingrato se non ricordassi che mia moglie Elisheva vi dedicò a tavolino almeno lo stesso tempo che vi dedicai io. A lei dedico il libro. Gli anni nei quali scrissi "Ages in Chaos" e "Worlds in Collision", furono anni di una catastrofe mondiale creata dall'uomo - di una guerra che venne combattuta per terra, per mare e nell'aria. Durante questo tempo l'uomo ha imparato a raccogliere alcuni fra i mattoni dei quali l'universo è costruito, gli atomi di uranio. Se un giorno egli riuscirà a risolvere il problema della fissione e della fusione degli atomi di cui la crosta terrestre o le acque o l'aria si compongono, potrà forse, iniziando una reazione a catena, sottrarre questo pianeta alla lotta per la sopravvivenza che si svolge fra i componenti la sfera celeste.
IMMANUEL VELlKOVSKY New York, settembre 1949
INDICE:
CAPITOLO I
In un immenso universo - L'armonia celeste - L'origine del sistema planetario - L'origine delle comete
CAPITOLO II
Il pianeta Terra - Le epoche glaciali - I mammut - L'Epoca Glaciale e l'antichità dell'uomo - Le età del mondo - Le età del Sole
PARTE I - VENERE
CAPITOLO I
La storia più incredibile - Sull'altra sponda dell'Oceano
CAPITOLO II
Cinquanta anni prima - Il mondo rosso - La grandine di pietre - Nafta - L'oscurità - Terremoto - "13"
CAPITOLO III
L'uragano - La marea - La battaglia nel cielo - La cometa Tifone - La scintilla - Il cielo crollato
CAPITOLO IV
Terra e mari ribollenti - Il monte Sinai - Teofania - L'imperatore Yao
CAPITOLO V
Est ed ovest - La polarità invertita della Terra - Lo spostamento dei punti cardinali del mondo - Cambiamenti nei tempi e nelle stagioni
CAPITOLO VI
L'ombra di morte - Ambrosia - Fiumi di latte e miele - Gerico
CAPITOLO VII
Pietre sospese in aria - Fetonte - L'Atlantide - Le inondazioni di Deucalione e Ogige
CAPITOLO VIII
Il periodo di 52 anni - Il giubileo - La nascita di Venere - La stella fiammeggiante - Il sistema dei quattro pianeti - Uno dei pianeti è una cometa - La cometa Venere
CAPITOLO IX
Pallade Atena - Giove e Atena - Il culto della Stella Mattutina - La sacra vacca - Baal Zevuv (Belzebù) - Venere nel folclore degli Indiani
CAPITOLO X
L'anno sinodico di Venere - Venere si muove irregolarmente - Venere diventa la stella del mattino
PARTE II - MARTE
CAPITOLO I
Amos - L'anno 747 a. C. - Isaia - I tiranni argivi - Ancora Isaia - Maimonide e Spinoza, gli esegeti CAPITOLO II
L'anno 687 a. C. - "Ignis e coelo" - Il 23 marzo - Il culto di Marte - Marte devia l'asse terrestre
CAPITOLO III
Cosa ha forzato Venere e Marte a modificare le loro orbite? - Quando fu creata l'"Iliade"? - Huitzilopochtli - Il Tao - Yuddha - Il Bundahis - Lucifero precipitato
CAPITOLO IV
Il Dio-spada - Il lupo Fenris - Il tempo della spada, il tempo del lupo - Il Sinodo - L'assalitore di mura
CAPITOLO V
I corsieri di Marte - I terribili - Campioni dai pianeti - Gli arcangeli - Il culto dei pianeti in Giudea nel settimo secolo
CAPITOLO VI
Un'amnesia collettiva - Folclore - Delle "idee preesistenti" nell'anima dei popoli - Gli spettacoli del cielo - L'interpretazione soggettiva degli eventi e la loro autenticità
CAPITOLO VII
I poli sradicati - Templi ed obelischi - L'orologio solare - L'orologio ad acqua - Un emisfero si sposta verso il sud
CAPITOLO VIII
L'anno di 360 giorni - Mesi sregolati - Anni di dieci mesi - La riforma del calendario
CAPITOLO IX
La Luna e i suoi crateri - Il pianeta Marte - L'atmosfera di Marte - L'equilibrio termico di Marte - I gas di Venere - L'equilibrio termico di Venere - La fine
EPILOGO
Di fronte a molti problemi
VUOI ACQUISTARE IL LIBRO?
0 commenti:
Posta un commento